Voi mi avete completamente frainteso

Una Nota da Neale

Osiamo anche solo pensare di farlo?

Miei cari amici…

Il nostro scopo, la nostra missione sulla terra in questo momento è molto chiara. La nostra opportunità, il nostro invito, la nostra sfida è cambiare l’idea di Dio che il mondo ha.

Per farlo, dobbiamo prima fare a noi stessi, e poi al mondo, una domanda profonda: E’ vero che Dio ci ha buttati fuori dal Regno Celeste, che siamo nati nel peccato, e che Dio non ci lascerà tornare in paradiso a meno che non seguiamo certe regole, l’obbedienza alle quali è l’unico sentiero che ci permetterà di tornare?

E’ vero, inoltre, che se non seguiamo queste regole, non solo ci sarà negato il ritorno in paradiso, ma saremo condannati ad inimmaginabile ed eterna tortura all’inferno?

E’ questo il Dio di nostra conoscenza?

Ha importanza?

Si, ce l’ha. Poiché il credere dell’umanità in un Dio violento, arrabbiato e vendicativo giustifica l’adottare — e il giustificare — comportamenti violenti, arrabbiati e vendicativi gli uni con gli altri. Fino a quando crederemo che il giudizio, la violenza, la condanna e l’uccisione siano le Modalità di Dio (la Bibbia ci dice che più di un milione di persone sono state uccise per mano o su ordine di Dio), crederemo e ci comporteremo come se il giudizio, la violenza, la condanna e l’uccisione fossero Modalità appropriate degli Umani.

Abbiamo basato i nostri comportamenti su quelli che pensiamo siano i comportamenti di Dio. Ecco perché il Messaggio di Dio al Mondo è così importante in questo momento per l’evoluzione della nostra specie.

“Okay, sostieni di aver parlato direttamente con Dio, allora dicci… qual è il messaggio di Dio al mondo?”

Il relatore era il famoso ospite di una delle trasmissioni televisive del mattino più popolari in America, e mi stava chiedendo di rispondere alla domanda più importante di tutti i tempi.

“Puoi dirla in una o due frasi?” aggiunse “Abbiamo circa trenta secondi”.

La mia mente correva. Come potevo dire in trenta secondi qualcosa che catturasse l’essenza di ciò che la Deità vuole che il mondo sappia? Poi, in un unico lampo veloce, sentii la risposta di Dio nella mia mente.

Io battei gli occhi e e feci una dichiarazione che sorprese anche me. “In realtà, lo posso dire in cinque parole”.

L’ospite inarcò le sopracciglia, mostrando un nanosecondo di incredulità, poi si rivolse impassibile alla telecamera: “Bene. Signore e signori, da un uomo che dice di comunicare con Il Divino, ecco il messaggio di Dio al mondo… in cinque parole”.

Sapevo che milioni di persone nel mondo stavano guardando con le loro famiglie. Era la mia occasione per portare la più importante comunicazione di Dio a tante più persone di quante avrei mai immaginato nella mia vita. Guardando dritto nella telecamera ripetei le parole che mi erano appena state date da dire.

“Voi mi avete completamente frainteso”

Se ciò è vero, riapre per tutta l’umanità ogni questione, ogni discussione che abbiamo mai avuto sul Divino. Se la mia risposta è sbagliata, non c’è più niente da discutere. La discussione è chiusa.

Questo è il modo in cui verrebbe posta la questione dalla maggior parte del mondo religioso. Discussione chiusa. Dio ci ha parlato, ci viene detto virtualmente da ognuna delle principali religioni nel mondo. E da allora Dio ha smesso di parlarci. Non ci sono state nuove ed ulteriori rivelazioni.

Questo ci lascia rimanere per secoli — anzi, millenni — con ciò che è stato riportato che Dio ci abbia detto, che ora non potrà mai essere esplorato e spiegato, né certamente ampliato. Nessuno ha il diritto di ampliare Ciò Che Dio Ha Detto. Chiunque lo faccia sarà condannato come blasfemo, apostatico, eretico.

Ma a pagina 4 del dialogo di 3.000 pagine conosciuto come Conversazioni con Dio appare questa affermazione: “Io parlo a tutti. In ogni momento. La questione non è a chi parlo, ma chi ascolta?”.

La nostra opportunità ora su questa Terra è decidere se ci possa essere un brandello di verità in questa affermazione. Come ho detto, l’invito che ci viene fatto è Cambiare l’Idea di Dio che il Mondo Ha. Io credo che questa sia la missione nella quale Dio ci ha invitati ad imbarcarci. E’ un lavoro che richiederà grande coraggio e profonda convinzione, poiché contraddice ogni parola di ogni religione in ogni cultura e tradizione sulla Terra.

Non siamo figli di un Dio minore, che ci giudica, ci punisce e ci condanna a dannazione eterna se non arriviamo a Dio attraverso la giusta porta d’ingresso, sull’unico sentiero, per mezzo di un singolo metodo di salvezza. In realtà, la “salvezza” stessa non è neanche necessaria, poiché Dio non ci ha buttati fuori dal Regno Celeste, per poi stabilire regole per ritornarvi.

La Buona Notizia è che non siamo “nati nel peccato originale”, e non dobbiamo guadagnarci in qualche modo il nostro ritorno nella grazia di Dio così da poter andare a casa. Noi siamo a casa in questo momento, incessantemente tra le braccia del nostro amorevole creatore, eternamente abbracciati dalla Divinità, e infusi di Essa… ora e per sempre.

E qui sulla Terra noi siamo, in verità, “lavoro di Dio”.

Abbiamo l’opportunità, in questa età d’oro della comunicazione globale istantanea, di lanciare un Movimento per i Diritti Civili dell’Anima, liberando infine l’umanità dall’oppressione del suo credere in un Dio violento, arrabbiato e vendicativo, e ponendo fine per sempre al dire e ripetere l’antica e completamente sbagliata storia della Separazione.

Ci siamo raccontati la storia — e l’abbiamo passata di generazione in generazione — che Dio è “lassù” e noi siamo “quaggiù”, e “i due non si incontreranno mai fino al Giorno del giudizio, quando verremo processati, giudicati e dichiarati colpevoli o assolti… e se dichiarati colpevoli, verremo condannati e mandati alla tortura eterna come punizione”. Questa storia ha prodotto ciò che ho chiamato Teologia della Separazione.

Ciò di per sé potrebbe essere abbastanza innocuo, ma il problema è che la nostra Teologia della Separazione produce una Cosmologia della Separazione. E cioè un modo di vedere la vita che dice che tutto è separato da tutto.

E una Cosmologia della Separazione produce una Psicologia della Separazione. E cioè un punto di vista psicologico che dice che io sono qui e tu sei lì. E una Psicologia della separazione produce una Sociologia della Separazione. E cioè un modo di socializzare l’uno con l’altro che incoraggia l’intera società umana ad agire come entità separate al servizio dei propri separati interessi.

E una Sociologia della Separazione produce una Patologia della Separazione. E cioè comportamenti patologici di auto-distruzione, messi in atto individualmente e collettivamente, che producono sofferenza, conflitto, violenza e morte con le nostre stesse mani — come è evidente ovunque sul pianeta attraverso la storia umana.

Ora ne abbiamo avuto abbastanza? Ora siamo pronti ad ammettere e a riconoscere che potrebbe esserci qualcosa che non comprendiamo totalmente su Dio e sulla Vita, la cui comprensione potrebbe cambiare tutto?

Ora siamo pronti, ognuno di noi, a diventare messaggeri di una Nuova Spiritualità? Ne abbiamo il coraggio? Ci prendiamo l’impegno? Abbiamo anche solo un interesse nel farlo?

Se è così, come possiamo farlo? Come possiamo cambiare l’idea di Dio che il mondo ha? Osiamo anche solo pensare di provare a farlo? Lasciate che questi siano i vostri interrogativi del giorno.

Con amore,
Neale

Related Articles