[CcD 1] 01.01 Dio parla con tutti
Conversazioni con Dio – libro 1 – capitolo 1.1 NELLA primavera del 1992, era verso Pasqua secondo quanto rammento, nella mia vita si verificò un fatto straordinario. Dio prese a parlare con voi. Per mio tramite. Lasciate che vi spieghi. In quel periodo, per motivi personali, professionali e sentimentali, ero molto infelice e la mia vita dava l’impressione di essere un fallimento sotto tutti gli aspetti. Poiché avevo coltivato per anni l’abitudine di mettere per iscritto i miei pensieri presi il mio fido blocco degli appunti giallo e cominciai a riversarvi i miei sentimenti. Quella volta, invece di un’ennesima lettera a un’altra persona con la quale immaginavo di compiangermi, pensai di rivolgermi direttamente alla fonte; direttamente al più grande persecutore di tutti. Decisi di scrivere una lettera a Dio. Si trattava di una lettera malevola, appassionata, contorta, piena di confusione e di biasimo. E di una quantità di domande irate. Perché la mia vita non andava? Che cosa ci sarebbe voluto per far sì che le cose funzionassero? Perché non riuscivo a trovare la felicità nei miei rapporti con gli altri? Quando avrei guadagnato in modo soddisfacente? In ultimo, e nel tono più enfatico: Che cosa avevo fatto per meritare un’esistenza nella quale ero costretto a lottare senza posa? Con mia sorpresa, mentre scarabocchiavo l’ultima delle mie amare domande senza risposta e mi accingevo a mettere da parte la penna, la mia mano rimase posata sopra il foglio, come se vi fosse costretta da qualche forza invisibile. A un tratto, la penna cominciò a muoversi per conto proprio. Non sapevo che cosa stessi per scrivere, ma un’idea sembrava cominciare a farsi strada, per cui decisi dì non oppormi. Ne venne fuori: Desideri davvero una risposta a tutte le domande, o stai soltanto sfogandoti? Battei le palpebre, e poi la mia mente escogitò una replica. Misi anche questa per iscritto. Entrambe le cose, mi sto sfogando, certo, ma se queste domande hanno una risposta, sono certo come dell’inferno che mi piacerebbe ascoltarla! Tu sei “certo come dell’inferno” a proposito di una quantità di cose. Ma non sarebbe bello esserne “certi come del paradiso”? E io chiesi per iscritto: E questo che cosa vorrebbe dire? Prima che me ne rendessi conto, avevo dato inizio a una conversazione, e non stavo scrivendo, ma piuttosto soggiacevo a una dettatura. Tale dettatura si protrasse per tre anni, e all’epoca non sapevo dove mi avrebbe portato. Le risposte agli interrogativi che stavo mettendo sulla carta non mi giungevano mai prima che le domande fossero scritte in maniera completa e che io avessi tolto di mezzo i miei pensieri razionali. Spesso le risposte arrivavano più in fretta di quanto mi riuscisse di tenervi dietro con la scrittura, e dovevo affrettarmi a scarabocchiarle per riuscire a mantenere il passo. Quando mi confondevo o perdevo la sensazione che le parole venivano da qualche altro luogo, posavo la penna e mi distoglievo dal dialogo fin quando non mi sentivo di nuovo “ispirato” (sono spiacente, ma è questa la sola parola che davvero si adatti) a fare ritorno al blocco degli appunti giallo e a ricominciare a trascrivere. Le conversazioni continuano ancora anche mentre scrivo questo libro. E troverete gran parte di esse nelle pagine che seguono, pagine che contengono uno stupefacente dialogo a cui sulle prime non credevo, che in seguito ho pensato avesse un valore personale, ma che adesso capisco era rivolto a un più vasto uditorio. Era destinato a chiunque capiti di venire a conoscenza di questo materiale. Perché le mie domande sono anche le vostre. Voglio che veniate a conoscenza del mio dialogo quanto prima vi è possibile, perché ciò che è davvero importante nel nostro caso non è la storia che riguarda me, bensì quella che riguarda voi, la vostra storia personale ad avervi condotto qui. È all’interno della vostra esperienza che ha importanza questo materiale. Altrimenti non vi trovereste qui, alle prese con esso, proprio in questo momento. Quindi diamo inizio al dialogo con una domanda che ho continuato a pormi per lunghissimo tempo: Come parla Dio, e a chi? Quando ho formulato questo interrogativo, ecco la risposta che ho ricevuto: Parlo con tutti. Senza interruzione. La domanda non è a chi parlo, ma: chi mi sta a sentire? In preda a un vivo interesse, domandai a Dio di approfondire questo argomento. Ecco quanto mi disse: Innanzitutto sostituiamo la parola parlare con la parola comunicare. Si tratta di un’espressione migliore, più completa, più accurata. Quando cerchiamo di parlarci: Io con te e tu con Me, ci troviamo immediatamente costretti dall’incredibile limitazione delle parole. Per questo motivo, non comunico soltanto tramite le parole. In effetti lo faccio ben di rado. Per Me, la forma più frequente per comunicare sono i sentimenti. I sentimenti sono il linguaggio dell’anima. Se vuoi sapere quanto c’è di vero per te in qualcosa, prendi in considerazione quello che sen ti a quel proposito. I sentimenti sono talvolta difficili da individuare, e spesso ancora più difficili da riconoscere. Eppure, nascosta tra i sentimenti più profondi si trova la più alta delle verità. Il trucco è arrivare a tali sentimenti. Ti mostrerò come potrai fare. Di nuovo. Se lo vuoi.
[CcD 1] 01.03 La Fede e la Gratitudine
Le parole sono le meno affidabili apportatrici di Verità. Ci sono moltissime cose che Ti vorrei dire, moltissime domande che Ti vorrei porre. Non so da dove cominciare. Per esempio, perché non riveli Te Stesso? Se davvero esiste un Dio, e Tu lo sei, perché non Ti riveli in una maniera comprensibile a tutti? L’ho fatto, più e più volte, senza posa. Lo sto facendo di nuovo, proprio adesso. No. Intendo grazie a un modo che sia incontrovertibile che non possa essere negato. E sarebbe? Quello di apparire qui davanti ai miei occhi proprio adesso. Lo sto facendo in questo momento preciso. Dove? Dovunque tu guardi. No, intendo in un modo incontrovertibile. In un modo che nessun uomo possa negare. Che modo sarebbe? In quale forma o aspetto vorresti che apparissi? Nella forma o nell’aspetto che tu effettivamente hai. Questo sarebbe impossibile, dato che non ho alcuna forma o aspetto che tu capisca. Potrei adottare una forma o un aspetto che tu potresti comprendere, ma chiunque finirebbe per presumere che quanto ha visto sia l’unica e sola forma e aspetto di Dio, invece di una delle forme o degli aspetti di Dio, uno dei tanti. La gente crede che io sia quello che vede di Me, piuttosto che quello che non vede. Ma io sono il Grande Invisibile, non ciò che procuro di essere in un particolare momento. Nel senso che sono quello che non sono. Questo deriva dal non-essere dal quale giungo e al quale sempre ritorno. Eppure quando mi paleso sotto un particolare aspetto che ritengo che le persone possano capire – queste finiscono per attribuirmi tale aspetto per l’eternità. E se mi presentassi sotto qualsiasi altra forma, a qualsiasi altra persona, la prima direbbe che non sono apparso alla seconda perché di fronte a quest’ultima non avevo l’aspetto con cui mi ero mostrato in precedenza, né avevo detto le stesse cose, e di conseguenza come potevo essere Io? Ti rendi conto, quindi, come non abbia importanza sotto quale forma o in qual modo lo Mi riveli: qualsiasi modo scelga e qualsiasi aspetto assuma, niente potrebbe essere incontrovertibile. Ma se Tu facessi qualcosa che mettesse in evidenza chi Tu sei al di là di ogni possibile dubbio… … ci sarebbero ancora quelli che direbbero che è opera del diavolo o il frutto dell’immaginazione di qualcuno. O qualsiasi altra causa, Me escluso. Se Mi rivelassi come l’Altissimo, il Re dei Cieli e della Terra, e muovessi le montagne per dimostrarlo, ci sarebbero quelli che direbbero: “Deve trattarsi di Satana”. E potrebbe benissimo essere così. Perché Dio non rivela Dio Stesso a Dio Stesso, grazie o per mezzo di una osservazione esteriore, bensì tramite l’esperienza interiore. E quando l’esperienza interiore ha rivelato Dio, le osservazioni superficiali non sono necessarie. E se l’osservazione superficiale si rende necessaria, l’esperienza interiore non è possibile. Qualora, quindi, la rivelazione venga richiesta, non può aversi, perché l’atto di chiederla è una dichiarazione che essa non c’è, che niente di Dio si sta adesso rivelando. Una tale dichiarazione produce l’esperienza. Perché il tuo pensiero su una qualsiasi cosa è creativo, e la tua parola generatrice, e il tuo pensiero e la tua parola insieme sono efficaci in maniera meravigliosa nel dare vita alla tua realtà. Perciò sperimenterai che Dio non è adesso rivelato, perché se lo fosse, non chiederesti che Dio lo fosse. Questo significa che non posso fare domande su qualsiasi cosa desideri? Stai dicendo che pregare per qualcosa in effetti allontana questo qualcosa da noi? Questa è una domanda che è stata posta più volte nel corso dei secoli, e ha ottenuto risposta ogni volta che qualcuno l’ha formulata. Eppure tu non hai udito la risposta, o non vuoi prestarvi fede. A tale domanda viene di nuovo data risposta, nei termini e nel linguaggio odierno, in questo modo: Non avrai quello che chiedi, né puoi avere qualsiasi cosa tu voglia. Questo perché la tua stessa richiesta è una dichiarazione che ti manca qualcosa, e il tuo dichiarare di desiderare questo qualcosa funziona soltanto nel senso di dar luogo a quella precisa esperienza: il senso della mancanza, nella tua realtà. La preghiera corretta non e mai perciò una preghiera di supplica, ma una preghiera di ringraziamento. Quando ringrazi Dio in anticipo per quello che scegli di sperimentare nella tua realtà, tu, di fatto, riconosci che ciò esiste… in effetti. La riconoscenza è perciò la dichiarazione più potente nei confronti di Dio; una affermazione di come, ancor prima che si chieda, Io ho risposto. Perciò, non bisogna mai supplicare. Ma apprezzare. Ma che cosa succede se sono grato a Dio in anticipo per qualcosa, e il qualcosa non si verifica mai? Ciò potrebbe condurre a delusioni e amarezza. La gratitudine non può rappresentare un mezzo tramite il quale manipolare Dio; un espediente con cui farsi beffe dell’universo. Non si può mentire a se stessi. La tua mente conosce la verità dei tuoi pensieri. Se stai dicendo: “Grazie, Dio, per questo e per quest’altro”, mentre nel frattempo ti è molto ben chiaro che tutto ciò non è presente nella tua attuale realtà, non puoi aspettarti che Dio sia meno consapevole di quanto lo sia tu, e che perciò lo metta in atto per te. Dio sa quello che tu sai, e quanto tu sai è ciò che appare come la tua realtà. Ma allora come faccio a essere davvero grato per qualcosa che so non esistere? Con la fede. Se hai soltanto tanta fede quanta equivale a un seme di senape, riuscirai a muovere le montagne. Giungerai a sapere che esiste perché Io ho detto che esiste, perché sono stato Io a dirlo; ancora prima che tu formulassi una domanda ho risposto; perché ho detto e l’ho detto a te in ogni concepibile modo, per mezzo di ogni maestro tu possa nominare, che qualsiasi cosa tu scelga, scegliendola in Mio Nome, così sarà. Eppure un gran numero di persone sostiene di aver visto esaudite le sue preghiere. Nessuna preghiera, e una preghiera non è niente più
[CcD 1] 01.02 Il linguaggio di Dio
Dissi a Dio che lo volevo, ma che in quel preciso momento desideravo una risposta completa ed esauriente alla mia prima domanda. Ecco quanto disse Dio: Comunico anche tramite il pensiero. Pensiero e sentimenti non sono la stessa cosa, sebbene possano presentarsi nello stesso momento. Comunicando con il pensiero spesso ricorro a immagini e raffigurazioni. Per questa ragione, i pensieri sono più efficaci delle semplici parole nella comunicazione. In aggiunta ai sentimenti e ai pensieri, mi servo anche del tramite dell’esperienza come di un importante sistema di comunicazione. E in ultimo, quando sentimenti e pensieri ed esperienza si dimostrano tutti un fallimento, mi servo delle parole. Le parole occupano davvero l’ultimo posto tra i mezzi per comunicare. Sono le più esposte a essere fraintese, e ancora più spesso a venire male interpretate. E questo, perché? A causa di quello che sono le parole. Le parole sono solo delle semplici espressioni: suoni che stanno per sentimenti, pensieri ed esperienze. Sono simboli. Segni. Emblemi. Non sono la Verità. Non sono le cose reali. Le parole possono aiutare in parte a capire. L’esperienza consente di comprendere. Eppure ci sono cose, alcune cose, che non si possono sperimentare. Così vi ho dato altri strumenti di conoscenza. E questi vengono definiti: “sentimenti”. E anche “pensieri”. Ora la suprema ironia sta qui, nel fatto che si sia data così grande importanza alla Parola di Dio, e così poca all’esperienza. In effetti attribuite così scarso valore all’esperienza che quando ciò che voi sperimentate su Dio differisce da quanto avete sentito dire su Dio, in maniera automatica scartate l’esperienza e vi ottenete alle parole, mentre sarebbe giusto seguire l’altra strada. L’esperienza e i sentimenti a proposito di una cosa rappresentano quello che in effetti, e intuitivamente, si conosce circa quella cosa. Le parole possono soltanto cercare di dare un significato a ciò che si conosce, e riescono spesso a confondere quanto ci è noto. Sono questi quindi gli strumenti con i quali io comunico, eppure non sono i modi, poiché non tutti i sentimenti, non tutti i pensieri, non tutte le esperienze, e non tutte le parole vengono da Me. Molte parole sono state pronunciate da altri, in Mio nome. Molti pensieri e molti sentimenti sono stati promossi da cause al di fuori di una Mia diretta creazione. Molte esperienze risultano da ciò. La sfida riguarda il discernimento. La difficoltà sta nel rendersi conto della differenza tra i messaggi di Dio e i dati provenienti da altre fonti. La distinzione è una semplice questione legata all’applicazione di una regola fondamentale. Il Mio è sempre il vostro Più Alto Pensiero, la Più Chiara delle Parole, il Più Grande dei Sentimenti. Qualunque cosa sia inferiore a questo arriva da un’altra fonte. Ora il compito di effettuare una differenziazione diventa facile, poiché non dovrebbe essere complicato neppure per un allievo principiante identificare la cosa Più Elevata, la Più Chiara e la Più Grande. Eppure vi fornirò queste indicazioni. Il Pensiero Più Elevato è il pensiero che contiene la gioia. Le Parole Più Chiare sono quelle che contengono la verità. Il Sentimento Più Grande è il sentimento che voi chiamate amore. Gioia, verità, amore. Questi tre elementi sono intercambiabili, e ognuno di essi conduce sempre agli altri. Non importa in quale ordine siano messi. Con queste indicazioni è facile stabilire quali messaggi giungano da Me e quali arrivino da un’altra fonte, l’unico interrogativo rimasto è se ai Miei messaggi verrà prestata attenzione. Alla maggior parte dei miei messaggi non capita. A taluni perché sembrano troppo belli per essere veri. Ad altri perché sembrano troppo difficili da seguire. Una parte viene semplicemente fraintesa e un’altra non viene recepita. Il Mio più efficace messaggero è l’esperienza, e voi ignorate anche questa. Ignorate soprattutto questa. Il vostro mondo non sarebbe nelle attuali condizioni se vi foste limitati a dare retta alla vostra esperienza. Il risultato, per non aver tenuto in alcun conto l’esperienza, è quello di continuare a riviverla all’infinito. Poiché il Mio proposito non sarà disatteso, né la Mia volontà ignorata. Riceverete il messaggio. Prima o poi. Non vi costringerò, in ogni caso. Non vi forzerò mai. Perché vi ho concesso il libero arbitrio – la possibilità di fare come preferite – e non vi toglierò mai questa possibilità, mai. E quindi continuerò a inviarvi gli stessi messaggi nel corso del tempo in qualsiasi angolo dell’universo occupiate. Continuerò a inviarvi i Miei messaggi, fin quando non li avrete ricevuti e tenuti cari, definendoli come vostri. I Miei messaggi vi giungeranno in centinaia di forme diverse, in migliaia di momenti, attraverso un milione di anni. Non vi potranno sfuggire se siete davvero in ascolto. Non li potrete ignorare una volta che li abbiate davvero uditi. Di conseguenza la comunicazione tra noi incomincerà sul serio. Poiché nel passato vi siete limitati a parlarMi, a pregare, a intercedere presso di Me, a supplicarMi. Eppure adesso posso rispondervi, addirittura come sto facendo qui. Come faccio a sapere che questa comunicazione proviene da Dio? Come faccio a sapere che non si tratta della mia immaginazione? Quale sarebbe la differenza? Non ti rendi conto che proprio con la stessa facilità potrei operare attraverso la tua immaginazione come in qualsiasi altro modo? Ti darò i pensieri, le parole o i sentimenti esattamente giusti, in un qualsiasi dato momento, adattati in maniera precisa allo scopo in questione, ricorrendo a uno solo, o a diversi stratagemmi. Ti renderai conto che queste parole giungono da Me perché tu, per tua stessa ammissione, non hai mai parlato con tanta chiarezza. Se avessi già parlato tanto chiaramente su questi interrogativi, non staresti ponendomeli adesso. Con chi comunica Dio? Esistono persone speciali? Ci sono momenti speciali? Tutti gli individui sono speciali, e tutti i momenti sono buoni. Non esistono persone e non ci sono momenti più speciali di altri. Molti scelgono di credere che Dio comunichi in maniera particolare e soltanto con particolari persone. Questo esclude la massa della gente dalla responsabilità di udire il Mio messaggio, e ancora di più di riceverlo (che è un’altra