Le relazioni: la nostra più grande opportunità

Lettere a Neale

Caro Neale… Sono sul punto di divorziare da mio marito. Ho iniziato a leggere i tuoi libri solo l’estate scorsa e mi sono resa conto di non essere felice con lui. Cioè, non lo ritengo responsabile della mia felicità, ho deciso di accettare il suo atteggiamento negativo e la scelta di essere depresso, ma ho deciso che non posso e non voglio più vivere con lui.

Al momento siamo entrambi in psicoterapia ed entrambi i nostri terapisti ci hanno consigliato di non divorziare immediatamente,  ma di avere un cosiddetto divorzio di prova/periodo di pausa. Stiamo vivendo separati e facciamo a turno con i bambini. Lui dovrebbe lasciarmi andare, ma  non lo fa, continua a mandarmi messaggi ed email dicendo che non può vivere senza di me, che non può ricominciare a lavorare e reintegrarsi senza di me. Ciò mi allontana  da lui ancora di più, perché sento che la sua dipendenza mi causa troppa pressione, e quindi sta crescendo in me il desiderio di rompere.

Hai qualche consiglio su come gestire la situazione? Mi dispiace per lui, ma io ho bisogno di tenere/mantenere una certa distanza da lui per non venire sopraffatta e per proteggermi. Il suo è vero amore, o solo manipolazione e non accettazione dei cambiamenti? Grazie, Sas

Neale Risponde

Cara Sas… Cerco fortemente di non dare mai consigli personali su cosa fare o su cosa stia  accadendo in situazioni specifiche della vita, poiché non è questo il mio scopo qui. Il mio obiettivo in questo spazio e in questa vita è di aiutare gli altri a comprendere pienamente i messaggi di Conversazioni con Dio — cosa  significano, e come applicarli nell’esperienza  quotidiana. Non inizierei mai a dirti (a) di restare con tuo marito o (b) di divorziare da lui. Tuttavia posso dirti cosa dice Conversazioni con Dio sulle relazioni.

Se vai a vedere il Capitolo 8 del Libro 1 di CcD troverai tutto ciò che ti serve sapere sull’argomento. Lì ci viene detto che…

“Lo scopo di una relazione è di decidere quale parte di voi stessi vi piacerebbe che «venisse allo scoperto», non quale parte di un altro voi potreste catturare e trattenere. Ci può essere un solo scopo per un rapporto, e per tutto nella vita: essere e decidere Chi Siete Veramente.

“La maggior parte di voi entra nel periodo di formazione dei rapporti amorosi colma di aspettative, piena di energia sessuale, a cuore aperto, e con animo gioioso, se non entusiasta. Ad un certo punto, tra i quaranta e i sessant’anni (e per la maggior parte è prima piuttosto che dopo) rinunciate ai vostri sogni più grandiosi, mettete da parte le speranze più audaci e vi adattate alle più modeste aspettative — o addirittura al nulla.

“Il problema è così fondamentale, così semplice eppure frainteso in maniera tanto tragica: il vostro sogno più grandioso, la vostra più elevata concezione e la speranza più tenera hanno avuto a che fare più con il vostro diletto compagno che non con il vostro diletto Sé. La  relazione è stata messa alla prova mediante lo stabilire fino a qual punto l’altro fosse in sintonia con le vostre idee, e quanto voi sareste stato in sintonia con quelle di lui, o di lei. E comunque l’unico vero test ha a che fare con la misura in cui voi siete in accordo con le vostre opinioni.

“I rapporti sono sacri, poiché forniscono le più grandi opportunità della vita – in effetti le sue uniche opportunità – di creare e di produrre l’esperienza del dare espressione al più elevato concetto di Sé. Le relazioni falliscono quando le si considera la più grande opportunità della vita di creare e di produrre l’esperienza del dare espressione, da parte vostra, al più elevato concetto di un altro.

“Lasciamo che ogni individuo in un rapporto si preoccupi del proprio Sé, di come sia, agisca e disponga, di quale Ss Stesso voglia essere, di cosa pretenda e offra, di quale Se Stesso stia cercando, creando e sperimentando, e tutti i rapporti assolveranno in maniera magnifica i propri scopi, e riusciranno a dimostrarsi utili in maniera altrettanto magnifica a coloro che vi partecipano! Facciamo in modo che ogni persona in un rapporto non si preoccupi dell’altro, ma soltanto, unicamente del proprio Sé.

“Questo potrebbe sembrare uno strano insegnamento, perché vi è stato detto che nella più alta forma di rapporto ci si preoccupa soltanto dell’altro. Eppure ti dico questo: il focalizzare l’attenzione sull’altro – l’ossessione di cui si fa oggetto l’altro – costituisce la causa del fallimento dei rapporti. Come sta l’altro? Che cosa sta facendo l’altro? Che cosa gli sta capitando? Che cosa sta dicendo? Volendo? Pretendendo? Che cosa sta pensando l’altro? Che cosa si aspetta? Quali sono i suoi progetti? Il Maestro si rende conto di quanto poco importi come stia l’altro, che cosa faccia, che cosa gli capiti, che cosa stia dicendo, che cosa voglia e che cosa pretenda. Non ha importanza che cosa stia pensando l’altro, quello che si aspetta, ciò che si propone. Importa soltanto come ti comporti tu in relazione a tutto questo.”

C’è molto altro che viene offerto sulle relazioni in questo capitolo, Sas. Ti incoraggio ad aprire il Libro 1 e a leggere il Capitolo 8 per intero.

Ti invio l’augurio che tu possa sperimentare la presenza di Dio in te e operante attraverso di te tutti i giorni della tua vita.

Con amore,
Neale

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